ABUSO D’UFFICIO: LE RAGIONI DIETRO L’ABOLIZIONE E LE CRITICHE

avvocato abuso d'ufficio macerata

Il 10 luglio 2024 è stato approvato il disegno di legge del Ministro Nordio che abolisce il reato di abuso d’ufficio.

Il reato di abuso d’ufficio

Prima della sua abrogazione, l’art. 323 del Codice Penale prevedeva la reclusione da uno a quattro anni qualora un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio avesse causato un danno o un indebito vantaggio patrimoniale nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, attraverso:

  • una violazione di norme di legge o di regolamento;
  • il mancato rispetto dell’obbligo di astensione in caso di conflitto di interessi.

Tuttavia, la formulazione generica di questa disposizione creava numerose incertezze applicative, in quanto poteva includere quasi ogni azione del funzionario. Per risolvere tali criticità, diversi governi avevano tentato di precisare la norma, introducendo:

la distinzione tra abuso patrimoniale e non patrimoniale 

e

una limitazione dell’applicazione del reato alle sole violazioni di specifiche regole di condotta esplicitamente previste da leggi o atti aventi forza di legge (decreti legge e decreti legislativi), escludendo i casi in cui fosse consentito un margine di discrezionalità.

I motivi dell’abrogazione

Tuttavia, tali modifiche non sembrano aver soddisfatto l’odierno legislatore, che ha deciso di abrogare l’articolo.

A motivare tale scelta legislativa vi è, principalmente, lo scarso numero di condanne a fronte dell’ammontare dei procedimenti aperti. A titolo esemplificativo, secondo il Ministero della Giustizia, nel 2021 il numero di iscrizioni al registro degli indagati è di 4.745, 4.121 di questi sono stati archiviati.

L’altra ragione che ha spinto l’esecutivo alla soppressione dell’articolo 323 del Codice Penale è la c.d. paura della firma, ossia la reticenza della Pubblica Amministrazione nell’adottare scelte per timore di ripercussioni legali.

Opinioni contrarie e dubbi di legittimità costituzionale

Non sono però mancate voci di dissenso all’abrogazione.

Molti esperti hanno criticato questa scelta, sostenendo che una disposizione non possa essere giudicata solo dal punto di vista della sua efficacia, in quanto la funzione di un reato è anche quella di scoraggiare i cittadini dal porre in essere comportamenti scorretti.

D’altra parte, anche i magistrati hanno iniziato a manifestare i loro dubbi: numerosi sono infatti i Tribunali che hanno sollevato questione di legittimità costituzionale. Il primo è stato quello di Firenze, a cui poi hanno seguito Locri, Bolzano, Teramo e Catania.

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