LA GIUSTIZIA PREDITTIVA IN ITALIA AI TEMPI DEL COVID-19

In questo momento storico caratterizzato da una pandemia globale, il sistema giudiziario italiano si è trovato a dover fare i conti con la realtà dei fatti. Questa situazione ha inevitabilmente creato dei problemi all’interno della macchina giustizia, specialmente in Italia, in cui i vecchi problemi del sistema giustizia quali la lentezza dei tempi processuali, l’incertezza dell’esito dei processi, l’iperproduzione normativa, si sono sommati ai nuovi problemi derivanti dalla situazione attuale.

La condizione emergenziale che l’Italia sta vivendo ha fatto sì che si andasse verso un’ implementazione del sistema giuridico dal punto di vista tecnologico, a cominciare dallo strumento del processo a distanza, cioè tramite dispositivi telematici, che sinora facevano parte solamente delle idee fantasiose e delle proposte eccentriche di qualche giurista. Se non ci fossero stati questi strumenti tecnologici, il mondo della giustizia si sarebbe fermato? Molto probabilmente si. È qui che entra in gioco il rapporto tra diritto e nuove tecnologie, in cui la tecnologia diventa strumentale al diritto, con una funzione di supporto allo stesso.

Per quanto riguarda la situazione della giustizia in Italia, l’epidemica del covid-19 ha fornito l’occasione per ipotizzare e, persino adottare, misure di svolgimento dei processi mediante collegamenti da remoto, senza che peraltro si fosse tenuto prima di ora un adeguato dibattito sul punto. In nome dell’emergenza, sono state adottate misure sulle quali fin da subito sono stati sollevati forti dubbi di costituzionalità e di compatibilità con i principi della CEDU, affermando la potenziale violazione delle disposizioni di cui all’art. 111 della Costituzione e all’art. 6 della CEDU.

L’accesa discussione avvenuta successivamente ed attualmente ancora in atto, ha in qualche modo limitato l’adozione di misure più stringenti, evitando che la suggestione dell’equivalenza delle forme di comunicazione a distanza potesse essere strumentalizzata, approfittando di un’opinione pubblica disattenta e acquiescente. Il rischio è che provvedimenti adottati come rimedi di emergenza, ed in nome di questa, restino poi a regime, stravolgendo le logiche del processo. In un contesto emergenziale quale quello che stiamo vivendo, il sistema giustizia può legittimamente subire limitazioni volte a contenere la diffusione del virus, come a titolo esemplificativo, la restrizione dell’accesso del pubblico alle cancellerie dei tribunali e della partecipazione in aula alle udienze delle parti processuali. Vero è, però, che tali limitazioni dei diritti andrebbero circoscritte ad interventi che effettivamente contribuiscono alla prevenzione della diffusione del virus e che, ad esempio nel processo penale, non comportano effetti negativi per l’imputato, garantendo il diritto ad un equo processo da svolgersi nel pieno contraddittorio ed il buon funzionamento della giustizia.

Il timore infatti, secondo alcuni giuristi, è che possano introdursi e stabilizzarsi prassi normative che smaterializzino la presenza delle parti nel processo, ed è pertanto necessario, in sede di conversione del decreto (o, nei protocolli attuativi) prevedere l’assoluta volontarietà e temporaneità della partecipazione a distanza, dovuta all’eccezionale emergenza del rischio epidemiologico limitatamente ai processi indifferibili. Nell’utilizzare queste misure, si dovrebbe valutare, caso per caso, se il collegamento telematico fornisce garanzie adeguate al diritto dell’imputato ad un processo equo, in quanto molte delle disposizioni adottate a causa dell’emergenza, hanno un impatto significativo sul diritto stesso ad un equo processo.

Parlando di giustizia telematica, si può giungere in questo contesto a parlare di giustizia predittiva, ovvero della possibilità di prevedere l’esito di un giudizio tramite alcuni calcoli matematici, di prevedere quindi le probabili sentenze, relative a specifici casi, attraverso l’utilizzo di algoritmi, non di formule magiche, ma matematiche, al fine ultimo di garantire la certezza del diritto. Ai tempi del Covid-19, il sistema giudiziario italiano potrà quindi andare verso un sistema di giustizia predittiva? In Francia, Inghilterra e Stati Uniti, la giustizia virtuale in questo periodo, è stata gestita attraverso piattaforme online ideate dai tribunali di vario ordine e grado.

L’utilizzo di videoconferenze, teleconferenze e algoritmi predittivi, hanno ridotto ed accelerato i tempi della giustizia e hanno portato anche ad un rispetto maggiore della calendarizzazione delle udienze stesse da parte di giudici ed avvocati. Le sperimentazioni in questi paesi, messe in atto a causa di una situazione emergenziale, hanno dimostrato che ad oggi l’accesso al sistema giustizia in modo telematico e, dove possibile, anche predittivo, potrebbe essere addirittura vantaggioso, risultando più facile, rapido ed economico.

In questo senso, la giustizia predittiva, utilizzando l’intelligenza artificiale per prevedere l’esito delle sentenze, in particolare nel caso di cause seriali, semplici e ripetitive, specialmente nell’ambito del diritto civile, del lavoro, bancario, potrebbe in questo clima trovare il suo sviluppo.

L’intelligenza artificiale applicata al diritto, in questo determinato momento storico, potrebbe rappresentare il futuro del sistema giustizia, rivoluzionare il mondo dei tribunali e delle Corti e addirittura giungere a migliorare le performances sia dei giudici sia degli avvocati. La situazione emergenziale causata dal Covid-19 sta gradualmente portando i giuristi di tutto il mondo a comprendere che forse l’intelligenza artificiale potrebbe essere realmente il futuro della giustizia e che la giustizia predittiva potrebbe essere la protagonista di tale futuro. Questa che stiamo vivendo è una crisi senza precedenti che, se ben sfruttata, potrebbe essere in grado di far nascere una grande strategia per il futuro del sistema giustizia, forse anche in Italia.

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